8.6

La storia di Giulio Andreotti, concentrata nel lasso di tempo che va dal suo settimo ed ultimo governo, nei primissimi anni ’90, fino al processo che lo vedrà imputato e condannato per Mafia (Andreotti è stato assolto per i reati antecedenti al 1980, ma condannato per quelli precedenti. La pena è poi caduta per prescrizione).
Sorrentino affresca senza paura la vita, focalizzando gli ultimi anni del potere, del più discusso e controverso politico della storia italiana, cosa questa non facile nel nostro paese.
Ne viene fuori un quasi-capolavoro, un excursus senza soste nei meandri del palazzo e del suo Re, un monarca invisibile, astuto e sempre decisivo nel bene e nel male del paese e anche per questo non facilmente permeabile.
C’è tutto e di più: la corrente andreottiana della DC con Cirino Pomicino, emblema della malapolitica anni ’80-90’, e gli altri personaggi ambigui a dir poco; Aldo Moro; i rapporti con la mafia; Salvo Lima e Pecorella; le stragi ed il totalitarismo del potere andreottiano e via via tutti gli avvenimenti che hanno visto Andreotti come protagonista.
Il regista è affascinato dal personaggio, si vede, e proprio per questo lo svuota lasciandoli il cinismo inconfondibile, a tratti spaventoso, e l’incredibile lucidità ed astuzia che hanno contraddistinto il carattere dell’ex DC. Ma quella che viene fuori non è una banale caricatura, ma piuttosto una corretta esagerazione di un divo. Anzi del Divo.
Da evidenziare la prestazione di Tony Servillo, il cui unico aggettivo a disposizione è perfetto.
Troppe per essere citate le scene degne di nota. Ne scegliamo tre a caso: l’inzio con la canzone “Toop Toop” di Cassisus sottofondo delle presunte vittime del potere Andreottiano, l’intervista con Scalfari e i dialoghi con la moglie.
Per sapere perché in Italia “tutto va male”, vedere questo film.
Per passare due ore di grande cinema, vedere questo film.
Premio della giuria a Cannes 2008.
recensione di Edoardo T.
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